Il giorno 16 novembre alle ore 11.00 al teatro Municipale di Casale le classi del “Sobrero” IV A Chimici, IV A Elettronici e III A Meccanici hanno potuto incontrare una donna forte e speciale: l’avvocato Lucia Annibali, accompagnate dalla Prof.ssa Paola Coggiola. Prof.ssa Enrica Bagna e dalla Prof.ssa Mariella Patrucco.

La sua tragica storia è ormai troppo nota: nel 2013, tornata dalla piscina nella sua casa, è stata aggredita da due pagati dal suo ex fidanzato, che lei aveva già lasciato, ma che la perseguitava ancora: le hanno lanciato dell’acido che le devastato il volto e a causa del quale ha rischiato di perdere la vista. Il calvario delle operazioni chirurgiche e plastiche per ridarle un nuovo volto, la battaglia giudiziaria per lei avvocato e figlia di avvocato, l’hanno fatta diventare il simbolo delle tante donne aggredite e uccise in quel fenomeno che ha coniato quella nuova parola: femminicidio.

Presentata dall’assessore all’Istruzione, Dott.ssa Caprioglio, che ha fatto da mediatore di tutto l’intervento, l’Assessore per le pari Opportunità della regione Piemonte, Dott.ssa Cerutti e la rappresentante della consulta delle donne, Prefetto, la Dirigente Scolastica Cavalli, la Presidente della Consulta delle donne.

Il teatro era gremito delle tante classi delle scuole cittadine, accompagnate dai loro docenti e la volontà è stata di celebrare il 25 novembre che è la giornata sulla violenza contro le donne.

Una panchina rossa sul palcoscenico voleva ricordare il rosso della passione, dell’amore, ma anche della violenza, del sangue in quello che solitamente è un luogo di incontro.

Lucia Annibali ha parlato con una pacatezza, equilibrio, ma nello stesso modo con fermezza, sottolineando la necessità di diventare da vittima a protagonista della sua vita, ad esserne sempre più il centro.

Le domande dei ragazzi hanno toccato veramente tutti gli aspetti dal processo alla difesa, che ha avuto un comportamento scorretto e indegno:

Il colpevole ha comunque avuto una pena di 20 anni.

Si è disposta a rispondere alle domande sulle paure del passato, quelle attuali, ma soprattutto su come abbia trovato la forza di trasformarsi da una crisalide ad una splendida farfalla: trovandola in se stessa, tanto che per lei quel volto è quello in cui si riconosce di più.

E’ stata veramente un’occasione di grande insegnamento, di riflessione sui sentimenti, sull’affettività, sull’amore che è quello che alimenta la nostra vita, non la deprime e mai la toglie.

Ti amo da morire è una frase che andrebbe abolita e sostituita con ti amo da vivere…possibilmente insieme con condivisione e complicità.